DIARIO DEL FESTIVAL-08/07/2019-STRANIERO:UN TESORO DA SCOPRIRE. Intervista a Martino Lo Cascio

Diario Del Festival

Progetto di alternanza scuola – lavoro realizzato dai ragazzi della classe III  AU del Liceo delle scienze Umane Camillo Finocchiaro Aprile di Palermo

 

STRANIERO:UN TESORO DA SCOPRIRE

Intervista a Martino Lo Cascio

 

Nella seconda serata del festival, nello spazio della navata, si è svolto l’incontro “Palermo open city” con diversi soggetti che lavorano nel territorio nel campo dell’accoglienza in diverso modo. Siamo riuscite a dedurre che il tutto ruota intorno al concetto che la città viene percepita in due maniere diverse: da chi ci vive e da chi la vede da fuori. Le persone che hanno contribuito a rendere l’incontro così avvincente e costruttivo sono state: Alessandra Borghese, Andrea Cusumano, Alessandro Albanese, Martino Lo Cascio e Carlo Lo Forti.

Il documentario di Alessandra Borghese è principalmente incentrato sul cambiamento. Lei infatti si concentra sulla relazione che esiste fra cambiamento e mobilità. Il primo è stato maggiormente percepito dopo “Manifesta”, mentre il concetto di mobilità viene illustrato nella Carta di Palermo dove si sottolinea che il migrare è un diritto di tutti e non riguarda solo le emergenze. Alessandro Albanese afferma che lo straniero si ritrova nella Palermo descritta nel documentario “Futuru”. Durante l’incontro viene posta una domanda interessante a Martino Lo Cascio, ovvero, “Come può essere raccontata la carta di Palermo?”, il regista risponde che questo documento nasce dal convegno “Io sono persona” dove viene sottolineato che ciò che è scritto deve diventare reale e che è possibile raccontare la migrazione in maniera diversa.

Dopo l’incontro abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Martino Lo Cascio, uno dei registi del documentario “Ospitare la mobilità. La rivoluzione della Carta di Palermo” che espone il tema dell’immigrazione attraverso alcune interviste fatte a persone che convivono quotidianamente con questo fenomeno.

La prima domanda posta a Martino Lo Cascio è stata da dove è nata l’idea di trattare il tema dell’immigrazione.

A questa domanda ha risposto dicendo che la decisione è stata presa per due ragioni: la prima personale perché ama ciò che non conosce e sostiene che è una forma di arricchimento culturale e un modo di viaggiare senza mezzi, mentre la seconda motivazione è professionale perché negli ultimi anni ha cercato di raccontare delle storie che possano far capire come accogliere uno straniero.

Poi abbiamo chiesto com’è far parte di un gruppo che lavora per creare un documentario.

I’intervistato ritiene l’esperienza molto interessante poiché paragona la troupe a un piccolo mondo con una serie di dinamiche e interazioni. Inoltre, come regista, sostiene che è importante ascoltare le opinioni di tutti perché “ognuno” è importante per arrivare alla conclusione del lavoro.

Successivamente abbiamo chiesto quale fosse il miglior modo per far passare il messaggio che migrare è un diritto.

Lui dà molta importanza al dialogo poiché sostiene che è importante far parlare gli immigrati stessi perché è più difficile accanirsi contro di loro conoscendo le loro storia.

Abbiamo concluso l’intervista chiedendo cosa, secondo lui, porta una persona ad avere paura del diverso.

Lui spiega che quando si inizia a stare male, a non essere ascoltati, a essere ultimi, allora si cerca qualcuno che sia più ultimo di te, quindi vede il razzismo come una forma di difesa.

Infine conclude il suo discorso citando Josè Saramago il quale dice:

Quello che prima era stato sfruttato e ha perso la memoria di esserlo stato, sfrutterà. Quello che è stato disprezzato e finge di averlo dimenticato raffinerà il proprio disprezzo.”

Per concludere noi riteniamo che questo incontro sia stato molto interessante e che i documentari possano realmente sensibilizzare il pubblico.

 

Cillari Martina, Sciortino Viviana, Verdi Bruna

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