DIARIO DEL FESTIVAL-12/07/2019-OLTRE IL LIMITE Intervista a Martina Melilli
Diario Del Festival
Progetto di alternanza scuola – lavoro realizzato dai ragazzi della classe III AU del Liceo delle scienze Umane Camillo Finocchiaro Aprile di Palermo
OLTRE IL LIMITE
Intervista a Martina Melilli
Durante la quinta serata del Festival, come nostra ultima intervista, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare la regista Martina Melilli, e parlare del suo documentario “My home in Libya”. Nel film viene narrata la storia della famiglia della regista che cerca di scoprire le proprie origini. Verrà aiutata in questa ricerca da un ragazzo libico, che la aiuterà a ripercorrere i luoghi cari alla sua famiglia, visto che lei non vi si può recare di persona. Lo scambio di informazioni tra i due verrà effettuato tramite il web, questo renderà il tutto più complesso, poiché, molto spesso, in Libia vi è mancanza di elettricità, per via della guerra. Nel corso del film si può notare una netta differenza nella descrizione della Libia: i nonni di Martina vedevano quel luogo come un posto pieno di meravigliosi ricordi, di persone gentili e calorose, che ricorderanno sempre con molta nostalgia; Mahmood, invece, vede tutta quella “bellezza” con occhi differenti, poiché la guerra sta distruggendo tutto ciò che lo circonda. Martina è stata una testimone diretta di tutto quel dolore, grazie alle numerose foto che lui le ha inviato, questo rende il film molto intenso e crudo nelle rappresentazioni di quelle tragiche verità. Alla fine del film, i contatti fra Martina e Mahmood vanno man mano diminuendo, ciò provoca un senso di preoccupazione nella regista. Il film si conclude con una scena che lascia soltanto percepire il finale agli spettatori, lasciando aperte più possibilità.
Durante l’intervista, abbiamo potuto capire che le motivazioni che l’hanno spinta ad intraprendere questo progetto, siano state la ricerca di un posto che la facesse sentire a casa e l’esigenza di trovare risposte alle proprie domande personali. Martina ci ha fatto capire che i suoi nonni, soprattutto Nonno Antonio, sono molto legati alla loro abitazione, poiché, dopo molti spostamenti, hanno finalmente trovato un posto che si potesse definire “casa”. La casa diventa uno specchio della loro vita e tramite gli oggetti contenuti all’interno di essa, si racconta il loro mondo.
Martina si è appassionata a questo argomento grazie ad una conversazione avvenuta con un barista marocchino, che, come lei, abitava a Bruxelles: ogni volta che lei era vestita con sciarpa e cappello e le si vedevano solo gli occhi , lui le parlava in arabo. Quando lei gli disse che era italiana lui le rispose che gli occhi sembravano proprio “dei loro”. Questa cosa la colpì molto. Stava già conducendo una ricerca sul conflitto arabo-palestinese e, grazie a questo avvenimento, ha deciso di iniziare questa sua ricerca più personale.
Durante la visione del film, abbiamo notato come ogni inquadratura nascondesse dei dettagli, regalando agli spettatori immagini molto profonde e poetiche.
Ringraziamo la gentilissima Martina Melilli per aver dedicato un po’ di tempo alle nostre curiosità riguardo il suo documentario.
Chiara Alioto, Nadia Cantiani, Manfredi Meli.