Diario Festival – 12 settembre – Ausman: il coraggio di una scelta – Benedetta Baron Cardin
Ausman: il coraggio di una scelta di Benedetta Baron Cardin
The Black Sheep, documentario di Antonio Martino, racconta la storia di Ausman, giovane ragazzo libico che vuole affermare con decisione la propria identità, mostrandosi per quello che è realmente. Nella Libia all’indomani della caduta di Gheddafi, Ausman è ostacolato in questa sua aspirazione dalla sua stessa famiglia, dai rigidi dettami religiosi e da un governo fantasma che non sa mantenere l’ordine e minaccia inesorabilmente la libertà delle persone.
Ausman avverte questa situazione come un fardello sulle proprie spalle. Il costante esercizio fisico evoca la lotta contro la mentalità del suo paese, per poter vivere controcorrente, sfogando la rabbia che si porta dentro da ormai troppo tempo. Il volto trasparente di Ausman esprime sofferenza e impotenza e spesso è catturato in primissimo piano perché non vuole celarsi dietro a una tela fatta di bugie né accettare la violenza, sebbene per poter sopravvivere abbia dovuto rinunciare ai propri principi e alla propria dimensione umana, di fronte alla scelta tra uccidere o essere ucciso.
Per molti anni ha dovuto reprimere le sue pulsioni, costringendosi a tacere e a vivere come un “vero” libico ma a un certo punto non è più in grado di trattenere il demone che brucia sotto la sua corazza. Compie quindi un viaggio negli Stati Uniti, dove sperimenta in prima persona il diritto all’uguaglianza e alla libertà di opinione, che garantiscono a ogni individuo la piena espressione di se stesso.
Quando torna in Libia, richiamato dal crollo del regime, le sue speranze vengono meno: la caduta di Gheddafi non cambia la situazione del paese, che sprofonda nell’anarchia.
Ausman smarrisce la sua identità, sente di essere stato abusato fisicamente, intellettualmente e moralmente dalla sua stessa religione. Ma non essendoci leggi, né un governo, né alcun tipo di controllo, come possono cambiare le cose? Tutti aspettano ma il tempo è un alibi: nessuno ha un piano da seguire.
Ausman matura così l’idea di rinnegare il proprio credo e di sciogliersi da qualsiasi tipo di legame con i suoi amici e con la sua famiglia, che tentano invano di tenerlo ancorato al suo paese.
Lentamente si susseguono sullo schermo le scene di una rivolta cruenta poi, all’improvviso, tutto si ferma e diventa scuro.
Un bianco candore domina l’immagine di un viale alberato, da cui presto emerge Ausman, di corsa: è emigrato in Finlandia e finalmente ora può alzarsi e urlare al mondo chi è veramente.
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