Diario Festival – 12 settembre – Un viaggio vorticoso nel mondo interiore di Nick Cave – Lorenzo Vergari
Un viaggio vorticoso nel mondo interiore di Nick Cave di Lorenzo Vergari
La sera di martedì 12 settembre, in Sala dei Trecento, l’aria sa di attesa e chiacchiere leggere, come prima di un concerto. Non si sa davvero cosa aspettarsi dal film che sta per essere proiettato sullo schermo, teso come la pelle di un tamburo. Parole, suoni e fotogrammi stanno per scandire l’impenetrabile ritmo del mistero di una vita: quella di Nick Cave. Il suono stridente di una sveglia, come un richiamo primordiale di vita, strappa Nick alla notte e porta noi dentro a un sogno lungo un giorno, un attimo o forse una vita. Si apre così lo spiraglio di un viaggio vorticoso nel mondo interiore dell’artista.
Un mondo affascinante, misterioso, allucinato, insondabile, tanto impalpabile quanto concreto, che si nutre di sensazioni e fantasmi, pelle e nebbia, odori e ricordi. Un mondo fatto innanzitutto di luoghi come il cielo immenso e grigio di Brighton, i cui artigli invisibili di vento e gelo si sono chiusi tempo fa su Nick, imprigionandolo per sempre. È così che funziona: “I luoghi scelgono le persone” e diventano parte di esse. Così, i cieli di Brighton coloreranno per sempre le canzoni di Nick, che dalla finestra della sua casa sul mare sente la rabbia delle onde invadere la sua anima e impossessarsene. L’unico modo per controllare la natura è l’immaginazione, capace di forgiare interi mondi nel suono metallico di una macchina da scrivere, dove ogni storia nasce dall’incontro tra due storie e ogni persona è una variazione di sé. Nessuno conosce la propria storia finché non la vive e la racconta.
Bisogna affermarla di fronte all’abisso dell’oblio per impedire che svanisca nel buio. Il potere della fantasia può domare il tempo attraverso la musica, nella perenne ricerca dell’istante in cui la canzone si presenta pura e selvaggia, impenetrabile, non ancora addomesticata. La musica ha il potere di trasformare le persone. Salendo sul palco, all’improvviso il cantante diventa la persona che ha sempre voluto essere, e gli spettatori dopo il concerto non sono più gli stessi. “Tutti vorrebbero essere una persona diversa da quella che sono e cercano la grande occasione per cambiare”, dice Nick. Attraverso la musica, Nick ha potuto ripassare con più forza i contorni della rockstar che ha sempre sognato di essere, ma ora non può più reinventarsi, come se fosse imprigionato in un’icona cristallizzata. Il mondo di Nick è fatto in buona parte di ricordi, che riemergono in guizzi come cadaveri dall’acqua torbida di un lago. I suoi tragitti in auto sono il viaggio dello spettatore nella sua interiorità, un vortice di pensieri e immagini, sprazzi di conversazioni e allucinazioni.
I fantasmi del passato squarciano il cielo della quotidianità, si presentano alla soglia del presente e chiedono, nell’urlo disperato di un silenzio sospeso e antico, di non essere dimenticati. Il ricordo dell’infanzia accompagna e guida il lento viaggio della vita. “La memoria è ciò che siamo”, dice Nick. Si vive il resto della vita per ricordare quei momenti felici, quando il cuore cominciava a battere in un altro modo. Anche le canzoni non sono altro che la mitizzazione del ricordo. Ma, nonostante tutto, è sotto la superficie delle parole che si trova la verità, come un drago che aspetta di emergere dalla realtà. Attraverso le sue canzoni, Nick stuzzica il drago, sfida la natura, la divinità, il timore reverenziale verso l’ignoto e l’infinito. Alla continua ricerca di un senso, di “quel luogo luccicante in cui fantasia e realtà si fondono, dove si trovano tutto l’amore, le lacrime, la gioia.”
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