Diario Festival – 13 settembre – La musica del deserto – Anna Merotto

La musica del deserto di Anna Merotto 

Siete mai stati nel deserto?

Il primo fotogramma di Caravane Touareg trasporta gli spettatori dalla piccola e affollata sala di TRA a una distesa di dune, un mare color ocra che risalta sull’azzurro terso del cielo. Nel silenzio irreale, rotto solo a tratti dal sibilare lontano del vento, si avverte il suono, flebile in principio, poi più limpido, di un battito ritmato di tamburi e di un coro di voci femminili. Nel cuore dell’azawad, antica parola  berbera che descrive le regioni più aride e inospitali del Nord del Mali, una volta l’anno si svolge il Festival del Deserto.Caravane Touareg

Forse per la danza dei ballerini che si stagliano vivi  sullo schermo, forse per il vento caldo che quasi percepiamo sulla pelle, Caravane Touareg più che un documentario è un viaggio. Noi, spettatori disorientati, vaghiamo smarrendoci tra i colori caldi e sgargianti delle tende, e non possiamo non lasciarci catturare dalla voce bassa e armoniosa di una donna. Disco è una cantante dalla figura imponente, il viso stanco e il sorriso materno. Sarà la nostra guida in un viaggio lungo dieci anni, sulle orme di una popolazione in fuga dalla propria terra.

Tempo fa i Tuareg sono stati costretti a lasciare il Mali, dilaniato dalla lotta intestina tra il governo  e i ribelli jihadisti, e a iniziare un cammino senza fine, cercando rifugio negli stati più prossimi. Ora vivono disseminati e confinati nei campi profughi in Burkina Faso e in Mauritania. I bambini non vanno più a scuola, le famiglie si sono sparse. L’unica certezza è ormai il terrore subdolo e costante, il primo pensiero al mattino e l’ultimo alla sera, la paura di essere perseguitati ancora, di vedere morire i propri cari, di non lasciare ai propri figli una casa in cui vivere.

Caravane TouaregEppure, i Tuareg continuano a cantare.

I nostri compagni di viaggio sono i canti, i tamburi e la chitarra, onnipresenti, anche mentre i telegiornali annunciano l’intervento armato della Francia nel corso della crisi maliana e quando Disco decide che è il momento di tornare a Bamako.

«Il Mali è grande, il Mali è bello» è il canto di speranza intonato dai Tuareg sulla via di casa. Dopo dieci anni, l’odissea è finita. Negli ultimi istanti, nella notte limpida e stellata di Bamako, Disco canta per il popolo maliano. Tra le risate della gente, l’immagine onirica di un vortice di danze e  di luci ci accompagna dolcemente al termine di questo lungo viaggio, di questo piccolo frammento di sogno.

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