Diario Festival – 14 settembre – Sasha in crescendo – Lorenzo Vergari

Sasha in crescendo di Lorenzo Vergari

Dopo aver  riflettuto sul fotogramma che nel catalogo del Sole Luna Festival presenta il film Sasha, non sarei potuto mancare alla proiezione del documentario, ieri sera a Ca’ dei Ricchi. Per la vicenda del bambino ucraino la sala è piena.

Il film inizia. Le Sasha prima scene sembrano contraddire le mie previsioni: quella di Sasha non è un’infanzia tradita. Il bambino sguazza felice nell’acqua del fiume con due compagni che scopriremo più tardi essere i suoi fratelli. Poi i tre avventurieri, dopo aver tentato di infilare un serpente vivo in una bottiglia di plastica, si arrampicano su un albero e camminano in equilibrio sui rami. Insomma, Sasha Smishliaev ride e si diverte come un bambino della sua età e lui stesso dice: “Ho una famiglia fantastica e una bella vita.” Della guerra nessuna traccia, per ora.Sasha

Poco dopo, però, quando Sasha torna a casa, si vedono i segni della povertà in cui il bambino e i suoi parenti vivono. La miseria tuttavia non sembra intaccare la serenità del piccolo e l’unità della famiglia. Sasha gioca: alberi da scalare, bottiglie da buttare in mare, strade di polvere e sassi, altalene e scivoli, parchi verdi tra il cemento grigio dei palazzi. E su un’altalena, tra un volo e uno slancio, Sasha conosce Nastya. La bambina gli racconta di essere fuggita dalla sua città a causa dello scoppio della guerra.

Spensierato è anche il periodo che Sasha trascorre in Catalogna, ospitato da una famiglia affettuosa e numerosa.  Tra il divertimento di tuffi in piscina, bagni in mare, gite in barca e surf, partite a calcetto e fuochi d’artificio, il piccolo Sasha diventa grande. Nelle conversazioni notturne con i familiari spagnoli, emergono il dolore e la violenza del bambino che confessa di aver picchiato alcuni compagni a scuola, non per crudeltà ma per farsi rispettare e di essere stato picchiato a sua volta dal padre, con un cucchiaio dietro la nuca. È proprio durante queste chiacchierate  che in Sasha si avverte l’urgenza di crescere: il piccola racconta e inizia a interrogarsi su di sé, sulla guerra, sulla morte e a riflettere sulle scelte per il futuro: seguire l’esempio dei compagni ucraini, fare box? Quali prospettive?

Quando sullo schermo comparSashae quell’immagine di Sasha al  mare al tramonto provo un senso di vertigine: non è più un fotogramma isolato su cui ipotizzare una storia ma un ingranaggio di un percorso di crescita, uno scalino dall’infanzia verso l’adolescenza. Sasha sembra interrogare il mare: cosa lo aspetta e cosa ha vissuto finora? E  non è da solo: al suo fianco il fratello spagnolo gli indica l’orizzonte, e lo abbraccia.

L’estate finisce. Dopo il doloroso distacco dalla famiglia spagnola, Sasha torna in Ucraina: ad accoglierlo  l’amore della madre,  l’armonia della famiglia e  la delusione amorosa da parte di Nastya. Il bambino sta crescendo bramoso di futuro e in equilibrio sul filo del passato, dice infatti che vorrebbe stare “tanto, tanto tempo in Spagna”e promette alla sua mamma che studierà e non farà box.

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