Diario Festival – Reportage – Untitled #2
Reportage – Untitled #2
A cura di Anna Dal Ben, Beatrice Lorenzon, Anna Merotto, Francesca Micele
In punta di piedi ci siamo addentrati nella macchina del Festival fino a diventarne un ingranaggio. Disorientati e affascinati, siamo stati l’ombra di Nick Cave per ventiquattro ore, ci siamo immersi con le Ama-San nelle gelide acque del Giappone e con gli attori e il regista di Aquagranda abbiamo provato il brivido di eccitazione la sera della prima alla Fenice.
Proiezione dopo proiezione, storia dopo storia, rapiti dai canti del deserto maliano e dalle testimonianze avventurose dei piloti di guerra russi e ucraini, siamo scivolati nel microcosmo del Festival Sole Luna.
Il nostro quartier generale, un’antica sala sopra la galleria della Strada Romana, con un lungo tavolo in legno e un’ampia trifora, si è trasformato da ufficio a seconda casa. Prendere appunti durante i film è diventata un’abitudine e ormai siamo affezionati al ticchettio costante delle dita che scrivono sulla tastiera, unico rumore nel silenzio che accompagna la stesura delle ultime righe di un articolo. Perfino le scomode sedie della sala di TRA e il ronzare della lampadina di Palazzo dei Trecento sono diventati familiari.
Siamo rimasti irrimediabilmente affascinati dalla frenesia del Festival e i sorrisi e le premure dello staff hanno reso più dolci queste giornate. Abbiamo vissuto una settimana quasi irreale con ritmi molto diversi da quelli abituali e non possiamo non chiederci come questo mondo abbia avuto origine. Abbiamo chiesto a Lucia Gotti Venturato, presidente dell’Associazione Sole Luna – Un ponte tra le culture, di raccontarci la fondazione del Sole Luna Doc Film Festival.
“Il Festival è nato tredici anni fa dalla combinazione di creatività, spirito di innovazione e intraprendenza insieme a un pizzico di fortuna. Non sarebbe inoltre stato possibile mettere in piedi Sole Luna senza l’aiuto dell’incredibile staff con cui lavoro quotidianamente.
Nel 2001 mi occupavo di eventi legati all’arte, mostre fotografiche e artistiche, quando improvvisamente un amico di famiglia che lavorava in Parlamento mi propose di intraprendere una carriera nell’ambito della politica estera per raccogliere notizie di attualità sul mondo .
Fu così che accettai il compito e trascorsi quattro anni straordinari, in cui mi furono affidate moltissime responsabilità e in cui venni a contatto con la diplomazia internazionale. In questo ambiente conobbi una persona che ha lasciato un grande impatto nella mia vita, Rubino Rubini – un noto regista che a soli 18 anni fu persino assistente di Strehler – che realizzava documentari strepitosi incentrati sull’architettura, sulla danza e sulla musica di un’efficacia straordinaria. Mi venne dunque una grande idea: perché non fondere il mio bagaglio culturale costruito in quattro anni di esperienza nella politica estera con la sua abilità di documentarista? Perché non creare una rassegna di documentari in grado di raggiungere un’ampia platea e indirizzata soprattutto ai giovani, futuro della società?
Nacque così quest’idea folle di mettere in piedi un festival.
Fortunatamente ricevetti dei fondi economici che mi permisero di portare avanti l’ambizioso progetto, ma dovetti trasferirmi in Sicilia per ottenerli. Inoltre stava nascendo il Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo, che aveva tra gli studenti più brillanti anche Andrea Mura, Chiara Andrich e Giovanni Pellegrini, personalità destinate a diventare pietre miliari di SoleLuna, e alla fine del 2005 iniziò ufficialmente questa avventura.
Arrivai a Palermo dove con molta dedizione cominciammo a fare il bando di concorso, a ricevere i primi film. Riuscimmo, da gennaio a ottobre, a organizzare la prima edizione del festival che si svolse in un luogo storico creando un set cinematografico, come abbiamo riproposto qui a Palazzo dei Trecento. Lì eravamo nella chiesa di Santa Maria dello Spasimo, dove si è svolto il festival anche quest’anno. Mettemmo in piedi tutta la rassegna riunendo una giuria completamente diversa da quelle tradizionali composta da una donna iraniana, un regista francese di origini iraniane, un fotografo di guerra e altri membri. Abbiamo formato una giuria varia, composta da esperti del cinema e non solo, col fine di trasmettere l’arte del documentario anche a chi non conosceva nulla di cinema. Con un valido direttore artistico e con Gabriella D’Agostino cominciammo la nuova avventura che ci ha portato oggi anche a Treviso.
Cosa successe durante gli anni?
Nel 2012 Enel Green Power fu il nostro sponsor. Aveva dato vita a un progetto meraviglioso con alcune donne sudamericane che andavano in India per imparare ad usare il pannello solare, a costruirlo, installarlo e ripararlo.”
Così fu istituito all’interno del festival un concorso a parte, Nuove Energie Enel Green Power, riservato alle sei produzioni realizzate in coppia dai primi dodici studenti che avevano appena ultimato gli studi al CSC.
“Nuove Energie, perché Enel Green Power si occupa di energie rinnovabili quindi nuove, e gli studenti appena diplomati erano nuove energie per il cinema. Vinsero Chiara e Giovanni Pellegrini. Con loro siamo andati prima in India e poi in Cile e in Perù e abbiamo filmato Bring the sun home che ha avuto un notevole successo. Quando presentano questo film che ancora sta girando nelle sale per i festival del mondo, ripetono sempre questa frase: “normalmente un documentarista cerca per tutta la vita una storia da raccontare, a noi l’hanno regalata”. Ed è una riflessione significativa perché riconoscono non solo il dono del poter essere sul set da giovani appena diplomati ma anche il dono della storia bellissima che hanno potuto raccontare e che è in sé vincente.
L’anno dopo il concorso invece era legato al video istituzionale di Enel e fu vinto da Andrea Mura.”
Nel 2014, Treviso, città natale di Lucia e di Chiara, si è interessata al progetto del Festival Sole Luna, che è arrivato alla sua quarta edizione riunendo autori e produzioni da tutto il mondo e coinvolgendo l’intera città.
“Quando il festival è nato, l’idea era di insegnare l’arte del documentario, il cinema del reale, che può aiutare a rappresentare un paese con onestà, esattamente com’è.”
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