Stronger than a bullet
di Maryam Ebrahimi
Per aver mostrato che è possibile affrontare il passato scomodo di un singolo e di un popolo intero utilizzando uno sguardo critico, lucido, mai autoindulgente, mettendo a nudo l’atroce incubo della guerra e la sua pesante eredità sulle vite presenti.
Il documentario, inoltre, denuncia l’ambigua e perversa retorica della propaganda di regime e la forza persuasiva che le immagini hanno giocato nella costruzione delle condizioni di disumanità, necessarie per combattere una guerra.
Gli spettatori sono stati accompagnati sapientemente in un viaggio ostinato e coraggioso, quasi al “termine della notte”, nelle pieghe profonde della memoria individuale e collettiva alla ricerca della verità e di un riscatto morale del protagonista.
Ulteriore pregio dell’opera sta, infine, nell’aver mostrato ancora una volta, come tutti noi siamo manipolabili, eccitabili, pronti a trasformarci in ciechi e fanatici carnefici al servizio del regime che ci guida, in vittime della sua propaganda, e che pochi sono in grado di percorrere a ritroso la storia del sonno della propria ragione
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