Omaggio a Kramer

Ice

Regia / Direction Robert Kramer
Con/With Tom Griffin, Paul McIsaac, Robert Kramer
Stati Uniti, 1969, 133’

Gli Stati Uniti sono in guerra contro il Messico. A New York un gruppo di clandestini si mobilita contro il regime fascista. Dopo che uno di loro viene torturato da due agenti del governo, i membri del gruppo decidono di passare all’azione.


Walk the walk

Belgio 1995, 115’
Regia / Direction Robert Kramer

Nellie è una ricercatrice di microbiologia, lavora tra il laboratorio e le terre della Camargue. Abel è un corridore ed un allenatore. Lei è bianca e lui è nero. La loro figlia, Raye, ha appena compiuto vent’anni, è cantante. Loro tre formano a stento una famiglia, piuttosto una sorta di incontro arrivato al capolinea. Si separano senza problemi: la prima a partire è Raye, a piedi, verso la Germania. Abel parte per la Russia, in barca. Vogliono, vivere, sentire come il mondo va o non va, vedere i paesaggi e i dettagli delle loro forme, a rischio di brutti incontri e della morte.


Berlin 10/90

Regia / Direction Robert Kramer

« Nel 1991, grazie a una borsa di studio, trascorsi un po’ di tempo a Berlino. Volevo lavorare sulla caduta del muro e la conseguente unificazione. Tracce dell’Olocausto tuttavia cominciarono a portarmi indietro nel cuore della storia. I luoghi testimoniavano il passato con una violenza che non avevo mai sperimentato prima. La Sept mi aveva commissionato di girare una sequenza di sessanta minuti per la serie “Live”. Per quattro volte provai a recuperare la connessione con il presente. Non mi andava bene nulla. Alla fine, mi decisi per una opzione minimale. Mi ritrovai nella mia stanza da bagno, le cui piastrelle mi ricordarono il centro di tortura del memorial space di Berlino “Topography of terror”, e senza attribuirvi un significato cosciente, ripresi la conversazione iniziata con Notre Nazi (1984). (Robert Kramer, “La fin de l’histoire”, Documentaires n° 8, 1994.)

Questo film di 60’ fa parte di una serie di trasmissioni il cui progetto era di rappresentare la realtà non tanto attraverso l’assemblaggio di frammenti di spazio presi in tempi discontinui (il montaggio) ma piuttosto attraverso la reale durata (un piano sequenza di 60 minuti).
Berlin 10/90 cerca di richiamare una percezione intuitiva della realtà, di essere lì, ora, nello scorrere del tempo. Così, l’importante non è tanto il soggetto filmato bensì il soggetto che filma, perché egli è lì, dietro la telecamera, senza ritardi né scarti rispetto a ciò che accade; è nel tempo mentre esso scorre e ciò che vediamo è, pertanto, il movimento del sul pensiero in azione.