Premiazioni 18. edizione Sole Luna Doc Film Festival
GIURIA INTERNAZIONALE
MIGLIOR FILM
Adieu Sauvage
In questo notevole documentario d’esordio, il regista invita il pubblico a viaggiare con lui nella sua identità, nel suo “io”, a porsi le domande fondamentali sull’appartenenza, le origini, i sentimenti – e a sfidare l’idea che solo le parole possano definire l’emozione, il cosmopolitismo, la civiltà. In questo film profondo, Adieu Savage affronta le complessità della decolonizzazione e la necessità di abbracciare e trasformare la cultura su una miriade di livelli dell’individuo, delle persone, dei popoli.
Presentato come una “gemma dei sensi”, questo film costruito con materiali d’archivio risuona autentico mentre affronta tante questioni contemporanee: religione, guerra, migrazione, amore.
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
Silence of the Banana Trees, Eneos Çarka
In ventiquattro minuti, Silence of the Banana Trees racconta la storia di una vita intera, la narrazione di un padre e di una figlia che fanno i conti con chi sono e cosa significano l’uno per l’altra. In pochi istanti, questo film comunica l’umanissimo bisogno di perdersi e ritrovarsi.
MIGLIOR FOTOGRAFIA
Kenya, Gisela Delgadillo
Senza oggettivazione, l’obiettivo della fotocamera permette ai protagonisti di parlare per sé, di dar voce alle loro esistenze. In un’epoca in cui le vite dei trans sono a rischio, le scelte fotografiche di Kenya consentono a queste persone di insistere sulla loro straziante umanità.
MIGLIOR REGIA
N’en parlons plus, Cécile Khindria e Vittorio Moroni
Nella loro fluida narrazione, i registi Cécile Khindria e Vittorio Moroni dimostrano le tensioni tra raccontare una storia e filmare una storia, tra il mettere insieme, senza soluzione di continuità, artefatti d’archivio e narrazione. Attraverso le loro scelte di regia, si prendono cura, per il pubblico, la complessità e la complicità di questo momento, che resta ancora non detto, della memoria nazionale e le conseguenze molto vivide di questo silenzio.
MIGLIOR MONTAGGIO
Dear Odesa, Kyrylo Naumko
Dear Odesa mostra con chiarezza come un montaggio intenzionale e meditato crei un’esperienza profonda per gli spettatori, selezionando voci, momenti, testi e visione. In questo film sulla violenza della guerra e della separazione, il montaggio rivela in che modo il cinema, attraverso il suono e la scena, ritrae i silenzi e le brecce della tragedia umana.
MIGLIOR SUONO E COLONNA SONORA
Stories from the sea, Jola Wieczorek
Con la più delicata raffinatezza, Stories from the Sea crea un equilibrio tra il rumore, il suono, la musica e l’atmosfera, sfidando l’ascoltatore a considerare il mare come un personaggio del film. Il suono e la colonna sonora caratterizzano lo splendido pas-de-deux (“passo a due”) tra vento e acqua, donna e nave, natura e umanità.
La musica è un forte elemento di narrazione e, totalmente integrata nel film, permette al suono e alle fotografie di prendere vita.
PREMIO DOC FOR FUTURE
Enel Green Power assegna il Premio Doc for future a Fragments from Heaven di Adnane Baraka per la capacità di narrare l’ambiente, concepito unitariamente come l’umanità, la terra e il cielo e superando, pertanto, la visione in cui l’essere umano si pone al centro e assoggetta la natura al suo servizio. Il film, inoltre, mostra la possibilità di un dialogo e di un incontro tra il sapere ancestrale e quello scientifico, dialogo cruciale sempre e tanto più oggi quando le fake news azzittiscono lo scambio umano.
PREMIO FILM FOR OUR FUTURE
Claw Machine di Georges Salameh. Tutti gli elementi che compongono la storia sono perfettamente integrati tra loro, consentendo allo spettatore di immergersi e immedesimarsi in uno dei temi più attuali e urgenti della storia contemporanea: i flussi migratori nel Mar Mediterraneo. Le fredde e stilizzate animazioni in bianco e nero, la voce narrante tremante e rovinosa, la colonna sonora metallica e incalzante, formano un meraviglioso e perturbante documentario poetico, attraverso cui lo spettatore è in grado di immedesimarsi nella solitudine e nell’angoscia di chi racconta.
Claw Machine è un progetto che ha il potere di trasformare il tema universale della guerra e della migrazione in un racconto intimo e personale, capace di scuotere, interrogare e arricchire lo spettatore.
GIURIA STUDENTI
Miglior lungometraggio
La Giuria Studenti all’unanimità riconosce come miglior lungometraggio Kenya di Gisela Delgadillo per il suo grande impegno sociale nel narrare una storia troppe volte ignorata e dimenticata dalla società. Una storia che ci coinvolge e ci appassiona, non solo per la maestria con cui è raccontata, ma anche perché ci riguarda da vicino. La storia di Kenya è infatti la storia di tutti gli esseri umani
marginalizzati che vivono accanto a noi, ma che non vivono come noi. Persone che soffrono giorno dopo giorno ma che non si rassegnano e provano a lottare per essere riconosciute come esseri umani.
La decisione di assegnare a Kenya il premio della Giuria Studenti si rifà, dunque, alla nostra grande voglia di vedere qualcosa cambiare, ad un appello a non ignorare queste storie, a cercare di fare di meglio come cittadini e come studenti, nel documentare queste vicende, per schierarsi contro ogni forma di ingiustizia. Perché questa storia è anche quella di tutte le lavoratrici sessuali della nostra città e non solo.
Menzione speciale
La Giuria Studenti all’unanimità riconosce, inoltre, una menzione speciale ad Adieu Sauvage di Sergio Guataquira Sarmiento, per il suo impegno nel documentare una forma di emarginazione, forse lontana da noi, ma non per questo meno importante, cioè l’esclusione di cui sono oggetto le popolazioni indigene della Colombia. La Giuria ha particolarmente apprezzato la scelta di rendere in bianco e nero un ambiente ricco di colori come quello della foresta amazzonica, scelta che mette in luce l’intento del regista di incentrarsi sulla dimensione interiore degli individui con cui entra in relazione e con quella della natura stessa. Il film è anche una forma di denuncia che va oltre la politica, e suscita una riflessione filosofica e antropologica.
GIURIA NUOVI ITALIANI
Sezione Cortometraggi
La Giuria Nuovi Italiani, dopo vivace discussione, riconosce all’unanimità, come Miglior cortometraggio, The SilentProtest: 1929 Jerusalem di Mahasen Nasser Eldin. Il documentario non si limita a raccontare un fatto storico, ma entra nelle dinamiche sociali e le mostra in tutta la loro complessità. Il titolo stesso trasforma il silenzio in protesta: il racconto delle donne palestinesi e del primo movimento femminista a Gerusalemme è narrato con chiarezza e limpida conoscenza dei fatti. Ogni aspetto tecnico è al servizio di una narrazione lucida e ogni fotogramma spinge lo spettatore verso una riflessione sincera e improvvisa. The SilentProtest: 1929 Jerusalem si serve della storia per capire il presente e immaginare il futuro. Una presa di posizione silenziosa, una protesta contro i pregiudizi dell’Alto Commissariato britannico nei confronti degli arabi nella rivolta di Buraq. È la coscienza a vincere insieme a The Silent Protest: 1929 Jerusalem.
La Giuria Nuovi Italiani inoltre riconosce una Menzione speciale a Serigne, di Rodrigo Hernández, Adriana Cardoso, Edu Marin, per aver mostrato il lato di una politica fatta di idee, lotte sociali, aperture, chiusure da affrontare. Serigne mostra il coraggio del cambiamento, la speranza di un futuro migliore. Lo fa raccontando Serigne, mostrando la sua vita, anche quella privata. Rende nuda una lotta che si affronta ogni giorno ed è questo il punto di forza del documentario, necessario e sempre attuale.
PREMIO SOLE LUNA UN PONTE TRA LE CULTURE
Sole luna un ponte tra le culture premia Vento Na Fronteira di Laura Faerman e Marina Weis perché pone alla nostra attenzione, con forza e determinazione, un tema di grande attualità: la lotta che le popolazioni indigene dell’America Latina combattono da decenni per il riconoscimento dei loro diritti ai territori di cui sono stati espropriati nel corso dei secoli, ultimo baluardo alla devastazione provocata dall’agrobusiness. Attraverso il caso dei Guaranì-Kaiowa del Mato Grosso do Sul, in Brasile, esemplare di tante altre situazioni analoghe, il lavoro delle registe ci consegna una lezione fondamentale: l’importanza di raccontare storie per costruire ponti tra le generazioni, la profonda connessione tra esseri umani e Terra, il fatto che la Terra appartiene a chi si prende cura di lei.
PREMIO CINEMATOGRAPHE.IT
fuori concorso / Sicilia Doc
Per il modo personale e suggestivo di raccontare la morte come parte della vita Fino alla fine ristabilisce l’importanza del rito di addio, un gesto d’amore verso chi si ama, verso chi rimane. Beatrice Perego con Fino alla fine elabora un lutto straziante, un modo per celebrare il padre, venuto a mancare durante la fase più drammatica della pandemia che, citando l’autrice, “viveva per imparare a morire” e che il destino purtroppo ha voluto che lasciasse i suoi cari scomparendo.
PREMIO DEL PUBBLICO
Claw machine, Georges Salameh